Chiedimi quello che vuoi by Megan Maxwell

Chiedimi quello che vuoi by Megan Maxwell

autore:Megan Maxwell [Maxwell, Megan]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
Tags: 2014/2015
ISBN: 9788854168411
pubblicato: 2014-04-22T22:00:00+00:00


35

Quando arriviamo al circuito, troviamo Roberto all’entrata. Appena mi vede, mi saluta e mi dice di aspettare mio padre nella zona dei box. Guido Eric per arrivarci e lui scherza dando alcune accelerate che mi fanno gridare e mi fanno stringere a lui.

Quando arriviamo ai box, non c’è nessuno.

«Vuoi che t’insegni a guidarla?».

La sua domanda mi stupisce e reagisco come una bambina.

«Uff… non so».

«Ti spaventa?»

«Noooooooooooo».

«E allora?».

Ho il sole in faccia e strizzo un occhio per vederlo meglio.

«Ho paura di cadere e rovinarla».

«Non permetterò che tu cada», risponde con sicurezza.

Mi fa ridere. Questo è Eric: un uomo sicuro di sé.

Alla fine, fomentata da lui, monto sulla moto. Mi guardo intorno e vedo che mio padre ancora non è arrivato. Per alcuni minuti, mi spiega che le marce sono sul pedale sinistro, poi mi indica qual è il manubrio per accelerare, la frizione e come si frena. A quel punto la mette in moto.

«Però! Che rumore che fa!».

«Tesoro, le Ducati fanno tutte questo rumore. Forte e rauco. Adesso dài, metti la prima e…».

Faccio come dice e la moto s’ingolfa.

Con un sorriso affettuoso, la rimette in moto.

«È come una macchina, dolcezza. Se lasci la frizione troppo in fretta, s’ingolfa. Metti la prima, lasciala lentamente e accelera».

Metto di nuovo la prima, lascio lentamente la frizione e zac! La moto s’ingolfa di nuovo.

«Non preoccuparti», ride, avvicinandosi.

Ripete la stessa procedura e questa volta mi concentro. Metto la prima, lascio lentamente la frizione e accelero. La moto comincia ad avanzare e lui applaude mentre io strillo. All’improvviso freno e la parte posteriore della moto si solleva. Eric grida e arriva correndo dove mi sono fermata.

«Se usi solo il freno anteriore rischi di cadere».

«Ok».

Ripetiamo la procedura venti volte e ogni volta è peggio. Freno male e quasi mi ammazzo. La faccia di Eric è eloquente.

«Va bene, scendi dalla moto».

«Noooo… voglio imparare!».

«Continueremo le lezioni un altro giorno», insiste.

«Dài Eric, non fare il guastafeste».

I suoi occhi non sorridono. È teso.

«Basta, Judith. Non voglio che ti spacchi la testa».

Ma io ci ho preso gusto e voglio continuare.

«Ancora una volta, va bene? Una volta sola».

Eric mi guarda, serissimo, ma capitola.

«Ancora una volta ma poi scendi, intesi?»

«Beneeeeee. Quindi metto la prima e…». Quando vedo la sua mandibola contratta lo guardo e gli chiedo: «Ehi, ma perché ti preoccupi così?»

«Jud… ho paura che ti faccia male».

«Ti rende ansioso non sapere cosa potrebbe succedere?»

«Sì».

«Perché?».

Senza capire la mia domanda e con la fronte corrucciata, risponde: «Perché ho bisogno di sapere che stai bene e che non ti succede niente di male».

Rimetto in moto. Inserisco la prima, lascio la frizione e accelero con cautela. La moto avanza lentamente e lui accanto a me.

«Eric!».

«Dimmi».

«Sappi che l’ansia che stai provando per me in questo momento non è comparabile a quella che ho provato io in queste due settimane. E ora sta’ a guardare!».

Metto la seconda, accelero e la moto parte spedita. Ingrano la terza… la quarta e mi immetto nel circuito. Dal retrovisore vedo che Eric resta di stucco e sorrido. Sono felicissima di guidare di nuovo una moto. Cosa che mi è sempre piaciuta e che mi dà un senso di libertà.



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